Si può amare il Veneto e costruire ancora capannoni industriali su terreni agricoli?

L’Amministrazione sembrerebbe favorevole a nuove edificazioni nella preziosa area dei Colli d’Onigo.

Non posso nascondere, poiché la domanda è chiaramente retorica, che il titolo di questa nota è già gravido della risposta: no, non è possibile amare il Veneto e alzare la mano in Consiglio Comunale per distruggerlo. Credo sia naturale avere su questo argomento un mio pensiero libero, culturale, tecnico, emozionale, tanto più che il lavoro sul territorio è anche il mio lavoro quotidiano.
Accetto che non tutti siano reattivi in egual misura rispetto al tema delle trasformazioni del paesaggio: nella vita ogni persona ha una scala di valori, problemi, gioie, passioni … chi ama la musica, chi lo sport, chi l’impegno civile, perciò la percezione del “valore paesaggio” può variare di molto. Ci sono però princìpi nella gestione del territorio che dovrebbero rispondere a sensibilità condivise, a patti non scritti fra politica-economia-cultura: la responsabilità del rispetto del patrimonio storico – noi “siamo il passato” – e del patrimonio naturalistico – noi “abitiamo la natura”.
Discorsi lunghi, torniamo all’oggetto: amare il Veneto, ripeto, non può voler dire distruggerne i prati e gli alberi, cancellare i mille colori verdi di luoghi sacri per la loro bellezza, e collocarvi un capannone di cemento deviando il corso millenario delle acque, soffocando l’eleganza di un paesaggio vegetale che è racconto innocente, antico ed infinito.
Amare il luogo che ti ha generato – e che sarà di altri – non potrebbe invece significare “costruire in un luogo brutto” e farne un paradiso? Questo impegno chiedo a chi amministra Pederobba, questo chiedo all’imprenditore veneto illuminato che ama e deve sviluppare il suo lavoro e la sua azienda: trasformare il brutto in bello, entrare nelle aree di degrado – abbiamo una zona industriale di mezzo milione di metri quadrati – e compiere il miracolo.
Lasciate che il Rio La Ru continui a raccogliere le acque dei temporali, lasciate che lì escano i ranocchi alla sera, che lì tornino a sbocciare in silenzio i fiori ogni primavera.  

Danilo Santalucia – Architetto, Componente della Consulta Agricoltura del Comune di Pederobba

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